di Matteo Pronzini
Un gruppo di artigiani, debitamente aizzati dal comitato contrario all’iniziativa Basta al dumping, ha invitato pubblicamente a votare a favore del controprogetto. Forse però non gliela hanno raccontata giusta.
L’obbligo di notificare i contratti serve anche a proteggere le piccole e medie imprese da quelle ditte estere che si insediano in Ticino per aggirare i controlli sui distaccati, pagano una cialata i dipendenti e appena finito il lavoro chiudono baracca e burattini e spariscono.
Lo aveva dichiarato lo stesso presidente della commissione paritetica dell’edilizia, Paolo Locatelli dell’Ocst, al Caffé: “gli imprenditori stranieri, in particolare italiani, creano società qui e assumono come frontalieri gli operai che lavoravano da distaccati, facendogli firmare contratti fittizi a tempo parziale. A questo punto possono gestire i cantieri, sperando di sfuggire ai controlli”. È un fenomeno in costante aumento e con il sistema attuale non si riesce in alcun modo ad arginarlo.
Non è solo l’edilizia interessata da questo fenomeno, basta guardare l’esplosione del numero dei fallimenti in Ticino per rendersene conto: nei primi sette mesi di quest’anno +32% di fallimenti per lacune nell’organizzazione. Quanto costa alle PMI questa concorrenza sleale fatta sul territorio? Quanti contratti hanno perso? Quanti artigiani e fornitori sono stati truffati da queste ditte-lampo?
La storia poi che i “padroncini” sarebbero avvantaggiati non sta né in cielo né in terra. I padroncini già attualmente non devono rispettare nessuna regola salariale perché sono lavoratori indipendenti e possono decidersi da soli il salario. Per venire a lavorare in Svizzera devono notificarsi, mentre i lavoratori indipendenti residenti non saranno tenuti a compilare nessun modulo, perché l’iniziativa chiedere di annunciare i contratti di lavoro e gli indipendenti non si fanno il contratto da soli.
Piuttosto l’Associazione interprofessionale di controllo e le commissioni paritetiche vi hanno mai detto quanti padroncini e distaccati vengono assunti da grosse ditte ticinesi? Loro questi dati li hanno per poter effettuare i controlli, eppure non hanno mai reso noto chi sono i committenti e si continua a far finta che siano solo i privati a chiamarli.
Il 60% delle ore di lavoro svolte dai notificati in Ticino è da attribuire alle “assunzioni di impiego”, cioè lavoratori interinali assunti direttamente dalle imprese con sede nel nostro cantone per al massimo 90 giorni. Il restante 40% di padroncini (15%) e distaccati (25%) non si sa da chi viene ingaggiato. Vogliamo aumentare i soldi versati alle paritetiche per NON sapere chi chiama sul nostro territorio lavoratori che fanno concorrenza agli artigiani locali?
Se il totale dei notificati in dieci anni è più che triplicato, passando da 7’830 a 25’576, è proprio perché con il sistema attuale di controlli non si riesce a frenare il fenomeno. Anzi, ormai la concorrenza estera non viene più solo da oltre frontiera, ce l’abbiamo in casa. Con l’iniziativa Basta al dumping le imprese straniere che si insediano in Ticino sarebbero obbligate a annunciare i dipendenti e i salari all’ispettorato del lavoro e grazie all’aumento dei controlli sarebbe possibile fermarle prima che facciano danni. Un argomento in più a sostegno di un convinto SI all’iniziativa Basta con il dumping in votazione il prossimo 25 settembre.