Nella conferenza stampa di ieri i contrari alla nostra iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” hanno contestato le nostre affermazioni secondo le quali numerose commissioni paritetiche (CP) si trovano in ottime condizioni finanziarie, tali da potersi permettere, se solo lo volessero, di potenziare in modo importante i controlli (con l’assunzione di nuovo personale) del rispetto delle condizioni contrattuali. Affermazioni che ci fanno dire che governo e parlamento, con il loro controprogetto, non fanno altro che regalare soldi a strutture che non ne hanno bisogno, sprecando quindi denaro pubblico.
Chi non la raccolta giusta? Hanno o non hanno soldi? Se le CP rendessero pubblici i loro bilanci il problema sarebbe risolto. Ma la stragrande maggioranza delle CP si guarda bene dal pubblicare qualsiasi dato finanziario, sapendo benissimo come stanno le cose. Prendiamo un esempio, uno dei pochi casi nei quali i conti sono pubblici (anche perché si tratta di un contratto di lavoro (CCL) decretato di obbligatorietà generale), quello del settore alberghiero e della ristorazione, uno dei CCL più importanti a livello nazionale e cantonale. La CP nazionale incassa annualmente 8.2 milioni di franchi quali contributi per l’applicazione del CCL ( di cui 89% pagato dai lavoratori e 11% dai padroni). I costi per applicazione del CCL sono di 4.8 milioni all’anno. Dunque si incassa per l’applicazione del CCL 8.2 e si spende 4.8. Alla CP rimane la bellezza di 3.4 milioni. Se volessimo tradurlo nell’equivalente di ispettori arriveremmo alla bella cifra di 31. Tutti i dati sono facilmente verificabili: http://www.l-gav.ch/fileadmin/downloads/L-GAV2015/JR_2015_FR.pdf (pag. 4 e 5 del rapporto di attività 2015).
Nel complesso in Ticino le commissioni paritetiche incassano quali contributi professionali una somma pari a 24’000’000 di franchi, versati nella misura del 77% dai lavoratori e del 23% dai padroni. Con questi 24 milioni di franchi vi sono ampi spazi di manovra per finanziare un potenziamento dei controlli attraverso l’assunzione di personale e ispettori che si dedichino a queste attività.
Facciamo notare che in molti settori le CP non hanno nemmeno strutture permanenti e non effettuano alcun controllo. Ad esempio nel settore, sensibilissimo al dumping, degli impiegati di commercio. Se questo non avviene è solo perché il padronato, presente in queste commissioni, esercita di fatto un diritto di veto e si oppone a qualsiasi potenziamento dei controlli (quando i sindacati li propongono) e all’adozione di serie misure di lotta al dumping. L’ennesima conferma la si è avuta ieri con le dichiarazioni del direttore di AITI Stefano Modenini in relazione alla decisione delle Camere Federale di autorizzare il rinnovo automatico del contratti normali di lavoro. Anche a questa modestissima proposta, che così come applicata attualmente non serve a molto visto che permette di legalizzare salari minimi di 3’000 fr. mensili, il rappresentate del padronato ticinese si oppone.
Lo ribadiamo, le commissioni paritetiche hanno ampi mezzi finanziari a disposizione e versar loro milioni di franchi per potenziare un’attività che potrebbero e avrebbero dovuto già fare con i propri mezzi è uno sperpero di denaro pubblico. Il controprogetto, incentrato su questa proposta, conferma, ancora una volta, di essere un guscio vuoto, utile solo a chi sta tentando di sconfiggere l’iniziativa.
Concludiamo quindi questa presa di posizione con un appello alle commissioni paritetiche: se veramente non avete nulla da temere o da nascondere, pubblicate i vostri bilanci, indicate quanto incassate per le attività di applicazione dei CCL e quanto di questi soldi vengono spesi per queste attività (e quanti per altre cose: e per carità, non diteci che finanziate la formazione, ci sarebbe da aprire un capitolo doloroso!). Sottoponete i vostri conti a un audit pubblico, in modo che si possa fare trasparenza.
In un paese serio questi dati dovrebbero essere già stati forniti alla commissione della gestione che ha elaborato il controprogetto. Ma dubitiamo che essi siano stati richiesti e consegnati e che questa analisi sia stata fatta: la serietà e la concretezza non ci pare appartengano al modo di fare di questi signori. Meglio allineare proposte nulle e chiacchiere. È ora di fare un po’ di trasparenza: glasnost per usare un termine i voga qualche tempo fa. Lo si deve perlomeno ai 90’000 lavoratori e lavoratrici che con i loro contributi finanziano le attività delle CP.
Per l’MPS
G. Sergi