Ivan Cozzaglio, Biasca*
Sono anni che si parla di dumping salariale, anni in cui la politica si è spesa in parole, promesse e ricette sfornate di volta in volta come palliativo per far credere che lo si stava veramente combattendo. All’inizio e fino ad alcuni anni fa, la maggior parte dei nostri governati negava l’esistenza del dumping salariale alle nostre latitudini, per poi ricredersi negli ultimi periodi, anche perché ora il problema è una triste realtà per molti salariati del nostro cantone. Una negazione del problema portata avanti da una gran parte del settore padronale e dai politici borghesi, che traggono immediato vantaggio dall’abbassamento dei salari. La conseguenza è che sempre più lavoratori non guadagnano abbastanza per arrivare alla fine del mese e sono costretti a chiedere aiuti sociali. Il problema, dunque, dal datore di lavoro viene scaricato allo Stato con conseguente maggior arricchimento del padronato e aumento dei sussidi a carico del Cantone. Poi gli stessi politici che supportano questi pseudo imprenditori, gridano allo scandalo per l’aumento della spesa sociale e allora giù di scure, a tagliare sulle uscite durante i preventivi così da penalizzare nuovamente chi ha già pagato, e cioè il ceto medio basso tra cui le vittime del dumping salariale. Questo è un gioco perverso causato da politicanti con visioni a corto termine, ma che più in là ci vedrà tutti perdenti, tranne chi in questi anni si sta arricchendo alle spalle dei lavoratori. Ora abbiamo una possibilità concreta di combattere efficacemente la piaga del dumping salariale, grazie all’iniziativa del MPS. Finalmente, dopo che in molti si son lavati la bocca in parlamento e sui giornali, gridando allo scandalo ogni qualvolta veniva a galla una situazione di lavoratori sfruttati e sotto pagati, ora abbiamo la possibilità di mettere in atto delle misure concrete per combattere gli sfruttatori di manodopera. Colpendo tutte quelle aziende che giocano sporco. Mettendo in campo degli ispettori in numero sufficiente per fare controlli a tappeto e colpire chi non rispetta le regole, portando alla rovina intere famiglie di lavoratori. Assumendo circa 44 ispettori del lavoro, con un costo globale che non supera lo 0,18% di tutte le uscite annuali del Cantone, possiamo assicurare un apparato di controllo serio, sulle aziende. Questo ci permetterebbe di combattere seriamente questa piaga che sta affliggendo il nostro cantone. Sarebbe cosa fatta e attuabile, se solo non fosse, che proprio la maggioranza dei nostri politici e del Consiglio di Stato, sempre cosi attenti a gridare allo scandalo contro chi fa dumping, lancia un controprogetto che sminuisce l’efficacia dell’iniziativa, alludendo ai costi elevati per l’applicazione di quest’ultima. Ma la cosa ancor più grave è che il Consiglio di Stato pubblica cifre spudoratamente false per far lievitare i costi della proposta del MPS. Questo la dice lunga sugli interessi del padronato e di una certa classe politica che vuol combattere il dumping salariale solo di facciata, ma a cui, in verità, fa comodo che in Ticino vi siano enormi zone grigie dove l’economia possa lucrare sulla pelle dei lavoratori. Dunque, se vogliamo veramente e concretamente combattere questi intrallazzi, votiamo un bel sì, all’iniziativa del MPS « Basta dumping».
* Articolo apparso il 14 settembre 2016 sul Corriere del Ticino
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