Nei giorni scorsi l’MPS aveva attirato l’attenzione della stampa sulla controversia tra i rappresentanti dell’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” e il governo (attraverso la Cancelleria dello stato) in merito al testo a sostegno dell’iniziativa da recapitare agli elettori e alle elettrici unitamente al materiale di voto.
Avevamo denunciato il ridicolo tentativo del governo che voleva, a tutti i costi, modificare alcune espressioni contenute nel testo consegnato dagli iniziativisti, in particolare tutte le espressioni laddove si accusa governo e maggioranza parlamentare di mentire sui contenuti e sui costi dell’iniziativa. In particolare si accusa governo e maggioranza parlamentare di mentire, cioè di dire cose non vere, laddove si sostiene che l’accettazione dell’iniziativa comporterebbe 75 nuovi ispettori il cui costi (compreso il personale aggiuntivo) arriverebbero a 10 milioni.
Poiché questo è l’unico argomento di governo e Parlamento contro l’iniziativa, ci pare più che legittimo affermare che si tratta di una falsità, di una bugia, di una menzogna.
Di fronte al nostro rifiuto di modificare il testo, il governo ha adottato la versione modificata senza l’accordo degli iniziativisti. Secondo il governo le espressioni contenute nel testo proposto dagli iniziativisti erano lesive dell’onore e diffamatorie. Non ê chiaro a chi appartenga l’onore diffamato, ma il governo ha deciso di procedere alla modifica senza tener conto dell’opinione contraria degli iniziativisti.
Contro questa decisione, Giuseppe Sergi, quale rappresentante dei promotori dell’iniziativa, ha inoltrato reclamo al Consiglio di Stato, reclamo che qui vi alleghiamo.
Nel contempo Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi hanno inoltrato il materiale al Procuratore pubblico, chiedendogli di procedere per verificare se il testo presentato alla Cancelleria (di cui essi hanno assunto al paternità) sia lesivo dell’onore di qualcuno e/o contenga espressioni diffamatorie, come sostiene il governo.
Infatti questo testo (con le relative proposte di modifica richieste dal Consiglio di Stato) è stato inviato lo scorso 14 luglio a tutti gli organi di stampa e pubblicato su alcuni siti. Le eventuali espressioni diffamatorie e la lesione dell’onore si sono quindi pubbliche e, se presenti, completamente operative.