Non vogliamo fare un torto agli amanti della caccia. Ma è noto che l’attività venatoria è estremamente regolata (come d’altronde anche la pesca). Ogni cacciatore è tenuto a notificare alle autorità cantonali ogni preda cacciata, dichiarando il luogo e l’ora dell’uccisione, la specie, l’età ed il sesso dell’animale, così come la lunghezza delle corna. Ci chiediamo: ma perché i datori di lavoro non possono far ciò che si chiede ai cacciatori? Sapere e controllare se i 230’000 salariati occupati in Ticino vengono trattati correttamente è meno importante del controllo dei cervi o dei camosci delle nostre valli?
Notificare tutti i salari è possibile: lo si fa già!
Nessuno, se veramente vuole opporsi al dumping, può contestare la necessità di notificare il salario (e le altre condizioni di lavoro) di ogni contratto individuale di lavoro che viene stipulato in Ticino. È il minimo necessario: altrimenti si continuerà a fare solo chiacchiere inutili. Siccome i contrari è proprio questo che non vogliono, si inventano storie sulla difficoltà di poter fare questo, sul “peso amministrativo” che ricadrebbe sulle aziende, sulle difficoltà “tecniche” ad organizzare tutto questo.
In realtà già oggi ogni salario pagato e percepito da ogni lavoratore attivo sul territorio cantonale è oggetto di notifica. Infatti le aziende notificano i salari versati (ed anche in modo dettagliato) all’AVS; lo fanno anche, ad esempio, con gli istituti assicurativi presso i quali assicurano la perdita di salario in caso di malattia (SUVA, Cassa Malati, etc.); lo fanno con le casse pensione.
Il problema è che l’Ispettorato del lavoro che dovrebbe controllare e verificare la correttezza di salari e condizioni di lavoro e lottare contro il dumping, a tutti questi dati non ha accesso. Per questo è necessario, se veramente si vuole fare qualche passo avanti concreto contro il dumping, realizzare quanto chiede l’iniziativa.
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