ADRIANO FRIGERIO, BALERNA*

È ormai evidente che il Governo, all’unanimità, non abbia nessuna intenzione di combattere il dumping, bensì di accompagnarlo per limitarne gli effetti potenzialmente esplosivi a livello politico ed economico. Già in occasione delle diverse votazioni sui bilaterali, la maggioranza dei partiti di governo avevano promesso meraviglie delle misure di accompagnamento. Esse si sono rivelate per quel che sono realmente: nella migliore delle ipotesi, totalmente inutili, nella peggiore, gli strumenti stessi per applicare il dumping.

Quando si è poi trattato di proporre un salario minimo a livello cantonale, l’iniziativa MPS fu giudicata irricevibile da tutti i partiti di Governo, dimostrando che in realtà, non interessava a nessuno porre dei limiti seri al deterioramento sempre più evidente delle condizioni salariali in Ticino. Ora, a cinque anni da quando l’iniziativa Basta con il dumping salariale in Ticino è stata depositata, il Governo esce all’unanimità con un controprogetto. Questo, presentato in fretta e furia e votato alla chetichella in Parlamento da tutti i partiti governativi, è una vera e propria fregatura. Annullamento del potenziamento dell’Ufficio del lavoro e dirottamento dei soldi verso le inutili e costose commissioni paritetiche, assenza dell’obbligo di notifica dei contratti e rinuncia alla costruzione di una statistica cantonale dei salari sono le proposte del governo rispetto all’iniziativa. Ancora una volta, il Governo, ci chiede di fidarci, ci dice che le misure che propone sono sufficienti per arginare il fenomeno de dumping. Ma ormai la gente ha capito. Tutti ricordiamo le promesse in occasione dei bilaterali. Tutti vediamo come sono state mantenute. Per questo dobbiamo votare sì all’iniziativa «Basta con il dumping salariale in Ticino» e no al controprogetto.

*Contributo apparso sul Corriere del Ticino il 15 settembre 2016

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