di Simona Arigoni Zürcher*
In Ticino i salari mediani sono calati a partire dal 2008. Nessuno ce lo dice chiaramente, ma i dati dell’Ufficio federale di statistica pubblicati già mesi fa non lasciano adito a dubbi: i salari sono calati in molti settori, sono calati indipendente dalla formazione e sono calati per molte fasce di età. Significa che sempre più gente fa fatica ad arrivare a fine mese e che il potere d’acquisto della famiglie si riduce. Siamo ormai purtroppo abituati a vedere notizie scandalose di architetti pagati 2’100 franchi o commesse retribuite 1’300 franchi e a sentir parlare di salari minimi da 3’000 franchi lordi (!) in alcuni settori industriali; ma non esistono solo questi casi estremi, tutti siamo a rischio dumping.
Il Consiglio di Stato lo sa bene visto che in un rapporto pubblicato dalla SECO nel 2013 lo si spiegava già che nei nuovi contratti di lavoro (e per alcuni rinnovi) i salari sarebbero stati inferiori a quelli praticati e che su questo non si sarebbe più potuto intervenire.
Ora invece è possibile fare qualcosa: possiamo cambiare radicalmente questo sistema grazie all’iniziativa Basta al dumping! Il testo infatti chiede da un lato di aumentare gli ispettori in modo da poter effettuare più controlli, e dall’altro di creare una banca dati di tutti contratti di lavoro stipulati in Ticino specificando il salario, la percentuale di occupazione, il tipo di lavoro, le qualifiche. Sarà possibile vedere immediatamente se un salario è abusivo e se le retribuzioni dei neoassunti stanno scendendo, quindi si potrà intervenire prontamente, senza dover aspettare anni.
Con il sistema attuale invece si devono fare controlli a tappeto in tutto il settore, calcoli per valutare se si tratta di dumping in base al modello sviluppato dall’IRE, e quando finalmente il Consiglio di Stato arriva a decretare un contratto normale di lavoro passano un paio di anni: adottare misure a quel punto è ormai troppo tardi. Se poi la misura è un salario minimo di 3’000 franchi lordi tutto questo enorme dispendio di energia e soldi risulta inutile. Il controprogetto è vero costa meno, ma lascia esattamente le cose come stanno. Se dobbiamo investire facciamo almeno che sia per avere un sistema migliore, non lo stesso che ci ha portato nel pantano attuale e lo 0,18% delle spese globali del cantone per sradicare il dumping non è certo un lusso.
*Contributo apparso su ticinonews il 7 settembre 2016 (vedi fonte)
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