Iniziativa popolare legislativa generica “Basta con il dumping salariale in Ticino!”

Questa iniziativa ha due meriti evidenti rispetto alla situazione attuale, su cui in realtà il disegno di legge nel controprogetto non può esercitare alcuna influenza, perché la sorveglianza del mercato del lavoro ticinese non si rafforza con il solo potenziamento (su richiesta delle Commissioni paritetiche) degli ispettori delle autorità di controllo su questo mercato.

Il primo merito evidente dell’iniziativa è quello della trasparenza, perché obbliga tutti i datori di lavoro avente sede o domicilio nel Ticino a notificare all’autorità competente, entro un mese dall’inizio del rapporto di lavoro (entro fine gennaio per i contratti già in essere) i dati fondamentali dei contratti di lavoro. Questa informazione è importante e nell’interesse di tutte le parti sociali, oltre che dello Stato e dunque della collettività, in quanto riduce notevolmente (se non elimina completamente) il margine di manovra di chi agisce ai limiti della legalità a discapito dell’interesse generale. Le tecnologie di informazione e comunicazione moderne permettono facilmente di limitare i costi per il datore di lavoro, come pure per lo Stato, legati alla raccolta e al trattamento dei dati e alle sanzioni dei casi di mancata notifica da parte dei datori di lavoro. Anche nel caso assolutamente ipotetico in cui questi costi fossero rilevanti per l’impresa o lo Stato, si deve considerare che i benefici ottenuti a seguito dell’attuazione di questa iniziativa, per l’insieme dei portatori di interesse, saranno notevolmente superiori a questi costi. In particolare:

i salari delle persone che lavorano nel Ticino non saranno più sottoposti alla forte pressione verso il basso esercitata attualmente dalla situazione caotica che regna nel mercato del lavoro, più simile a una giungla che a un sistema meritocratico;
i consumi delle famiglie residenti nel Ticino saranno sostenuti da livelli salariali più elevati inducendo degli effetti positivi anche sulle vendite e sugli utili delle imprese orientate al mercato domestico, generando una dinamica di crescita e sviluppo;
le banche insediate nel territorio ticinese potranno ampliare i loro volumi di attività sia nel campo dei crediti commerciali sia nella gestione patrimoniale, recuperando su questo terreno ciò che hanno perso (o andrà ulteriormente perso) nei confronti della clientela transfrontaliera a seguito dello scambio automatico di informazioni;
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gli enti pubblici potranno ridurre i loro disavanzi grazie a maggiori entrate fiscali e a una minore spesa nel campo delle politiche sociali, a seguito del miglioramento, di carattere durevole, della situazione economica della popolazione residente.

L’insieme di questi benefici, al netto dei costi, rappresenta indubbiamente un enorme merito dell’iniziativa, il cui secondo merito, non meno rilevante, consiste nel mettere a disposizione dell’insieme dei portatori di interesse una messe di dati importanti per analizzare l’evoluzione della situazione nel mercato del lavoro ticinese. Questi dati, al momento, non sono affatto disponibili, lasciando allora il campo agli studi parziali e ai dibattiti sterili nell’arena politica, che sollevano una spessa coltre di fumo senza poter contribuire in alcun modo alla comprensione – e dunque alla soluzione – dei problemi esistenti o percepiti come tali nel mercato del lavoro ticinese.

Indubbiamente, l’assenza di dati e statistiche in grado di fornire una visione d’insieme della situazione nel mercato del lavoro rende il compito delle autorità di controllo più difficile e incerto, generando anche un rapporto costi/benefici sfavorevole, sia per lo Stato sia per l’insieme della collettività. Ciò alimenta una dinamica negativa che ha (tra molto altro) degli effetti deleteri sullo sviluppo del sistema-Ticino in un contesto di globalizzazione economica incentrata sulla competitività-prezzo dei beni e dei servizi.

L’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino!” offre gli elementi di cui il sistema economico cantonale ha bisogno per interrompere questa spirale controproducente e rilanciare le proprie attività imprenditoriali, a vantaggio pure dello Stato in fin dei conti (che non dovrà mettere in atto delle manovre di rientro dai disavanzi pubblici austere e destinate a fallire sul piano economico prima ancora che su quello politico). Nulla di tutto questo sarà invece possibile se il popolo ticinese adotterà il controprogetto, che rappresenta una conchiglia vuota destinata a prolungare lo stato di indigenza in cui si trova una parte notevole della popolazione residente, senza del resto porre rimedio a una situazione strutturalmente problematica per la finanza pubblica ticinese. Il popolo ticinese è quindi di fronte a una scelta importante da assumere in modo responsabile anche per le generazioni future e lo sviluppo sostenibile dell’economia cantonale.

Bibliografia

Rossi Sergio, “Quale futuro per l’economia ticinese fra Stato, fisco e mercato?”, in A. Cavadini et al., Quale Ticino nel 2030? Considerazioni sulle sfide del futuro prossimo, Lugano: Associazione Carlo Cattaneo, 2011, pp. 153–69.
—, “La contribution des salaires à la (in)stabilité financière du système économique”, in AA.VV., “La juste rétribution”, Documents de travail de l’Institut interdisciplinaire d’éthique et des droits de l’homme de l’Université de Fribourg, N° 21, 2013, pp. 3– 8.
—, “Dai salari minimi scossa ai consumi”, Il Caffè, 29 marzo 2015, p. 1.
—, “L’attività economica è indotta soprattutto dai salari”, Plusvalore, Rete Due RSI, 4
maggio 2015.
[www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/plusvalore/L’attività-economica-è-indotta-soprattutto-dai- salari-4550029.html]
—, “Se la polvere caduta a terra ha un odore di aria fritta”, Plusvalore, Rete Due RSI,
30 novembre 2015.
[www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/plusvalore/Se-la-polvere-caduta-a-terra-ha-un-odore-di- aria-fritta-6507232.html]
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rossi1

 

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