Partiamo subito dalla principale critica che viene mossa all’iniziativa. Seppur per un tema centrale come quello del dumping salariale, richiedere una spesa di 10 milioni di franchi all’anno in un periodo delicato per le finanze non è irrazionale?

La realtà è che le cosiddette misure di accompagnamento si sono rivelate fallimentari. Non passa giorno senza che denuncie per salari inferiori a 3’000 fr mensili per dei posti di lavoro qualificati a tempo pieno. Da tempo sarebbe stato compito dello Cantone lanciare un’offensiva contro il dumping e chi lo pratica. Viceversa la nostra iniziativa lanciata nel 2011 è rimasta ferma in Parlamento per ben 5 anni. Il fantasioso costo di 10 milioni all’anno è una grande bugia con la quale si tenta di impressionare. In realtà l’iniziativa chiede un ispettore ogni 5’000 lavoratori occupati in Ticino. Se dividiamo per 5’000 le 230’000 persone occupate otteniamo un numero di ispettori pari a 46 e non a 75 ispettori, dato a partire dal quale sono stati calcolati i fantomatici 10 milioni. Il costo reale per cerca di combattere il cancro del dumping salariale è assai minore, circa 6 milioni all’anno, pari allo 0,18% delle spese annuali del Cantone. Noi pensiamo che sia uno sforzo che val la pena fare per contrastare il dumping salariale, altri pensano di no. È qui la grande differenza.

Il controprogetto contempla invece una spesa annua massima di 2,5 milioni, con un discreto potenziamento delle autorità di controllo. Un investimento comunque non da poco: ma a voi la politica realista e dei piccoli passi non piace?

Un piccolo passo oggi e uno domani, in realtà si è marciato sul posto: anzi, si è scavato un buco profondo e buio che si chiama dumping salariale. Il controprogetto non propone in realtà nulla di concreto. Nessun controllo e notifica dei salari, nessuna statistica dei salari, solo qualche soldo in più alle commissioni paritetiche. Ma si tratta, come detto, di palliativi, di misure assolutamente inefficaci. Si vuole continuare come negli ultimi anni: e i risultati sono stati, come chiunque può constatare, disastrosi. Il controprogetto esprime in realtà la volontà del Governo e del Parlamento di lasciare le cose come stanno, poiché il dumping, loro, non vogliono assolutamente combatterlo. Governo e Parlamento chiedono una fiducia che hanno dimostrato di non meritare!

Ci vuole una svolta, un cambiamento radicale che solo l’iniziativa con le sue proposte è in grado di dare.
I vostri avversari ritengono che introducendo l’obbligo di notifica di tutti i contratti di lavoro, minereste e indebolireste il ruolo del partenariato sociale. Ma come, proprio voi?

Nessuno, se veramente vuole opporsi al dumping, può contestare la necessità di notificare il salario (e le altre condizioni di lavoro) di ogni contratto individuale di lavoro che viene stipulato in Ticino. È il minimo necessario: altrimenti si continuerà a fare solo chiacchiere inutili. D’altronde è qualcosa che i datori di lavoro già fanno, notificando i salari all’AVS, alla SUVA e ad altri organismi (dati che tuttavia non sono a disposizioni per i controlli). È quindi qualcosa già oggi possibile.

Proprio in questi giorni si apre la stagione venatoria in Ticino. Ogni cacciatore sarà tenuto a notificare alle autorità cantonali ogni preda cacciata, notificando il luogo e l’ora dell’uccisione, la specie, l’età ed il sesso dell’animale, cosi come la lunghezza delle corna. Mi chiedo: ma perché i datori di lavoro non possono far ciò che si chiede ai cacciatori?. Sapere e controllare se i 230’000 salariati occupati in Ticino vengono trattati correttamente è meno importante del controllo dei cervi o dei camosci delle nostre valli?

Tentiamo una previsione. Il 25 settembre l’iniziativa ha la meglio. Se applicati come da voi formulati, in che modo e in quanto tempo gli interventi potrebbero avere degli effetti concreti?

Immediatamente all’introduzione della legge. Con la notifica, si potrà procedere ad una immediata verifica (con i salari contrattuali,con i salari in uso, con gli orari di lavoro legali, con la questione della parità uomo donna, etc.). Ogni abuso sarebbe subito identificato; le situazioni che suscitano dubbi potrebbero immediatamente essere oggetto di verifiche sul terreno. Avremmo finalmente 46 ispettori (1 ogni 5’000 occupati) che potranno e dovranno essere presenti in modo sistematico sui luoghi di lavoro, tramite visite non preannunciate controllando condizioni di lavoro e salari. Oggi (con poche unità di ispettori a disposizione) vengono controllate meno del 10% delle imprese e meno del 5% dei lavoratori attivi. Questo vuole dire che immediatamente avremmo un notevole miglioramento della situazione e ogni azienda non dovrebbe aspettare dieci anni per essere nuovamente controllata. Nel contesto attuale di dumping è una situazione inaccettabile!

Eppure Governo e maggioranza parlamentare vi rimproverano di non tenere conto delle misure effettivamente introdotte dal DFE negli ultimi anni. Voi però tirate dritto: non vi fidate o è semplicemente una questione di orgoglio e perché a voi compete dire no, sempre e comunque?

Quanto fatto dal DFE nel corso degli ultimi anni, nella logica delle misure d’accompagnamento agli Accordi Bilateriali, non è servito a nulla, non ha impedito il progredire e l’affermarsi del dumping. È inutile girare attorno alla questione: il governo ha sostanzialmente fallito, ed è una realtà che tutti possono constatare a confermarlo. Anzi, si è pure peggiorata la situazione. Penso in particolare a quello che noi abbiamo chiamato il “dumping di stato”, praticato con l’introduzione di salari minimi legali di 3’000 franchi x 12 mesi (attraverso 14 contratti normali ). Questi salari proposti e legittimati dalle autorità sono oggi salari legali. Significa che qualsiasi persona che abita e lavora in Ticino è costretta ad accettare, con la benedizione della legge, salari con i quali nessuna famiglia può vivere dignitosamente.

E se le dicessi che dopo la “vittoria” alle urne sulla Legge EOC vi siete fatti ingolosire e volete tentare il tutto per tutto senza considerare il benché minimo compromesso politico?

Guardi che noi abbiamo depositato questa iniziativa nel 2011, più di cinque anni fa. Se si vota solo oggi non è per un capriccio nostro, ma perché governo e parlamento l’hanno tirata per le lunghe in maniera indecorosa, in particolare sapendo che si tratta di un tema fondamentale. Ma a costoro, evidentemente, della sofferenza sociale di chi abita e lavora in Ticino interessa poco, vista la calma con la quale hanno affrontato la questione.

I vostri cugini del PS, durante l’iter parlamentare, hanno preferito appoggiare il controprogetto. Il Comitato cantonale ha per contro privilegiato la vostra iniziativa. Come si spiega questa inversione?

Deve chiederlo a loro il perché di questo incomprensibile comportamento. Oggi loro invitano a votare sia l’iniziativa che il controprogetto e a dare la preferenza all’iniziativa. Ma è evidente a tutti che il contro-progetto, proprio poiché non propone nulla di concreto, è stato messo in campo con il solo obiettivo di far fallire l’iniziativa. Un contro-progetto sponsorizzato da PLRT, PPD, Lega, UDC: una maggioranza più che ampia che non aveva bisogno del sostegno del PS. Una cosa deve essere chiara: qualsiasi voto al contro-progetto è di fatto un voto contro l’iniziativa. In questo contesto ognuno è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità.

 

Intervista apparsa il 2 settembre 2016

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