Pubblichiamo di seguito l’intervista apparsa su LaRegione Ticino del 15 settembre 2016
«Il contro progetto non interviene su quanto chiede l’iniziativa. Un esempio? Viene sollecitata una statistica su tutti i salari e contratti di lavoro in Ticino. Il controprogetto non dice nulla. L’iniziativa chiede ispettori indipendenti per i controlli. Il controprogetto dà eventualmente l’opportunità al governo, su richiesta della Tripartita, di istituirne alcuni». Per Matteo Pronzini, deputato Mps e promotore dell’iniziativa ‘Basta con il dumping salariale in Ticino’, il controprogetto elaborato dal parlamento «non risolve il problema». Prosegue nella logica delle misure di accompagnamento alla libera circolazione, «ma non si può più tergiversare. Il cancro non si cura con una pomata».
Nel mentre il Gran Consiglio è al lavoro sulla manovra di risparmio. L’iniziativa, stimata dal CdS in 10 milioni all’anno, non è troppo cara?
Un ispettore ogni cinquemila occupati significa un incremento di 46 unità, perciò un costo di circa 6 milioni annui. Pensiamo che questa spesa sia più che giustificata. D’altra parte non chiediamo nulla di più di quello che oggi si chiede ai pescatori o ai cacciatori.
Che cosa intende dire?
Devono segnalare tutte le catture, il luogo, la lunghezza eccetera. Non vedo perché non si possa fare lo stesso con i salariati, visto che tra l’altro queste cifre vengono già date ad altri istituti come la Suva o l’Avs. Oggi l’Ufficio caccia e pesca in Ticino ha 30 dipendenti: noi chiediamo che per occuparsi dei salariati vi sia un ufficio della stessa taglia.
Dove risiede l’importanza di avere dati e di disporre di statistiche?
Oggi in Ticino nessuno sa effettivamente quali sono i salari che vengono versati ai lavoratori. I dati statistici so no fatti a campione e per il nostro cantone riguardano un quarto di tutti gli occupati. È invece fondamentale poter capire cosa succede in tempo reale: oggi constatiamo con un ritardo di due o tre anni che gli stipendi, soprattutto quel li d’entrata, si stanno pericolosamente abbassando. Il problema è che se non ci accorgiamo subito del ‘trend’, gli ispettori non possono intervenire tempestivamente e correggere la situazione. D’altra parte la concorrenza sleale viene segnalata a tutti i livelli: per poterla combattere, bisogna andare al di là delle buone intenzioni.
Vi accusano di indebolire il partenariato sociale. Cosa replica?
La domanda vera è sapere cos’è oggi il partenariato sociale. Se ci fosse questo partenariato, non ci sarebbe la situazione di disagio del mondo del lavoro che conosciamo.
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