di MATTEO PRONZINI*
La statistica della disoccupazione SECO è più affidabile, la statistica SECO è più precisa, la statistica SECO contiene più informazioni e via dicendo: negli ultimi mesi politici, giornalisti e ricercatori hanno preso carta e penna per spiegarci tutti gli immensi vantaggi di avere una statistica di tipo amministrativo. Ultimo in data il consigliere di Stato Christian Vitta che sabato sulle pagine del Corriere del Ticino per l’ennesima volta vanta l’importanza di questa fonte di informazioni. Nessuno ci ha spiegato però come mai se le statistiche di tipo amministrativo hanno tanti vantaggi, il Consiglio di Stato e la maggioranza del Parlamento si oppongono a una simile statistica anche per i contratti di lavoro.
L’iniziativa «Basta al dumping» chiede appunto di costituire una banca dati di tutti i contratti di lavoro in vigore in Ticino. Il testo è chiaro: ogni datore di lavoro con sede o domicilio nel cantone Ticino è tenuto a notificare i contratti di lavoro precisando la orma del contratto (scritto, orale), la durata (determinato, indeterminato), la funzione occupata, le qualifiche richieste, il luogo di lavoro, le ore settimanali, la percentuale di occupazione, la retribuzione, l’età, il sesso, la nazionalità e il domicilio del dipendente. In questo modo avremmo a disposizione in tempo reale un quadro completo e costantemente aggiornato di quanto avviene nel mondo del lavoro ticinese. Oggi invece il famoso calcolatore di salari in mano all’Istituto ricerche economiche (IRE) contiene i dati di circa 40.000 salariali, una piccola parte dei circa 230.000 occupati che conta il cantone. Ed è su questa base che vengono poi calcolati i «salari d’uso» nei vari settori e di conseguenza fissati i salari minimi del Contratti normali di lavoro (CNL) che si aggirano quasi tutti attorno ai 3.000 franchi lordi (per 12 mensilità). Non è chiaro come mai a tutti quei politici, giornalisti e ricercatori il fatto che questo campione sia incompleto vada benissimo così.
Le statistiche che abbiamo ora a disposizione si fermano al 2014 e riguardano salari mediani «ipotetici» calcolati per un lavoro di 40 ore settimanali. La maggior parte dell’incremento dell’occupazione residente degli ultimi anni però è dovuto ai tempi parziali, e due terzi di questi sono sottoccupati, cioè persone che vorrebbero aumentare la loro percentuale lavorativa. Grazie all’iniziativa «Basta al dumping» che voteremo il prossimo 25 settembre e alla banca dati dei contratti sapremo quindi quanto esattamente la gente si ritrova in busta paga adesso, non due anni fa, e con quanti soldi deve arrivare a fine mese. Sapremo anche che percentuali lavorative vengono offerte nel nostro mercato del lavoro, oggi invece sappiamo solo se si tratta di un tempo parziale o pieno, ma un tempo parziale al 20% e uno all’80% fanno una bella differenza quando si deve vivere con quel salario.
Sapremo quanti contratti a tempo determinato vengono conclusi in Ticino e avremo una migliore conoscenza del fenomeno del precariato. Sapremo dove calano i salari e potremo subito bloccare la tendenza al ribasso, sapremo se i salari delle donne sono ancora del 20% inferiori, sapremo quali sono i settori più sotto pressione dove concentrare i controlli. Insomma avremo un mucchio di informazioni utili sui salariati attivi nel nostro cantone, anche più di quelle sui disoccupati che offre la statistica SECO. Tanti validi motivi per votare sì all’iniziativa «Basta con il dumping» il prossimo 25 settembre.
* Contributo pubblicato sul Corriere del Ticino del 12 settembre 2016
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